53 L’alfana, che pel colpo ebbe paura,
Perchè gli parve di molta possanza,
Era di bocca, com’io dissi, dura;
Subito fece col morso l’usanza,
E cominciò a sgomberar la pianura:
Ma ’l conte Orlando seguiva la danza;
Egli e Terigi i cavalli spronorno,
E drieto a Marcovaldo s’avviorno.
54 Poi che tutto ebbe attraversato il piano,
Giunse l’alfana appiè della montagna;
Quivi al fin pur la ritenne il Pagano,
Però che tutta di sudor si bagna.
Orlando grida: Saracin villano,
Ben t’ho seguito per ogni campagna;
Questo è quel dì che ti convien morire,
Volgiti in drieto, tu non puoi fuggire.
55 Sentendo il Saracin così chiamarsi,
Volsesi in drieto, e trasse il brando fore,
E disse: Al mondo ignun non può vantarsi,
Ch’io lo fuggissi per viltà di core;
Ma sappi ch’e’ rimedj son sì scarsi
Di questa alfana a frenare il furore,
Quand’ella piglia colla bocca il morso,
Che insin dove tu vedi son trascorso.
56 Ma tu se’ qua condotto dov’io voglio,
E ’l tuo compagno ch’uccise il mio servo;
S’io son quel Marcovaldo ch’esser soglio,
Non lascerò a tagliarti osso nè nervo:
A più di sette12 abbassato ho l’orgoglio,
E sempre col nimico questo osservo,
Ch’io non mi curo por la lancia in fallo,
Ma colla spada mi serbo ammazzallo.
57 Rispose Orlando: Tu il di’ per vergogna,
Chè tu rompresti un gambo di finocchio
A gran fatica, e scusa or ti bisogna;
Ed io, ch’allato a te paio un ranocchio,
So che col ferro ti grattai la rogna,
E corse il sangue più giù che ’l ginocchio:
Così t’avessi veduto la dama,
Che Chiariella per nome si chiama.