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canto primo. 9

39 Morgante aveva al suo modo un palagio
     Fatto di frasche, e di schegge, e di terra;
     Quivi, secondo lui, si posa ad agio,
     Quivi la notte si rinchiude e serra.
     Orlando picchia, e daràgli disagio,
     Per che il gigante dal sonno si sferra;
     Vennegli aprir come una cosa matta29,
     Ch’un’aspra vision aveva fatta.

40 E’ gli parea ch’un feroce serpente
     L’avea assalito, e chiamar Macometto;
     Ma Macometto non valea niente,
     Ond’e’ chiamava Gesù benedetto;
     E liberato l’avea finalmente.
     Venne alla porta ed ebbe così detto:
     Chi bussa qua? pur sempre borbottando.
     Tu ’l saprai tosto, gli rispose Orlando.

41 Vengo per farti, come a’ tuo' fratelli,
     Far de’ peccati tuoi la penitenzia;
     Da’ monaci mandato cattivelli30,
     Come stat’è divina providenzia,
     Pel mal ch’avete fatto a torto a quelli:
     È dato in ciel così questa sentenzia:
     Sappi, che freddo già più ch’un pilastro
     Lasciato ho Passamonte e ’l tuo Alabastro.

42 Disse Morgante: O gentil cavaliere,
     Per lo tuo Dio non mi dir villania:
     Di grazia, il nome tuo vorrei sapere;
     Se se’ Cristian, deh dillo in cortesia.
     Rispose Orlando: Di cotal mestiere
     Contenterotti per la fede mia;
     Adoro Cristo, ch’è Signor verace,
     E puoi tu adorarlo, se ti piace.

43 Rispose il Saracin con umil voce:
     Io ho fatta una strana visione,
     Che m’assaliva un serpente feroce;
     Non mi valeva per chiamar Macone31;
     Onde al tuo Dio, che fu confitto in croce,
     Rivolsi presto la mia intenzione:
     E’ mi soccorse, e fui libero e sano,
     E son disposto al tutto esser Cristiano.