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canto decimosecondo. 261

73 Ad un balcon l’Amostante si posa;
     Chiariella veggendo il conte Orlando,
     Ch’era più fresca che incarnata rosa,
     Molto lo squadra e venía rimirando;
     E dice al padre: Stu guardi ogni cosa,
     Quando costor si vennono accostando,
     Come stava costui sopra l’arcione,
     Tutti i suoi segni son d’un gran barone.

74 Così fussi egli Orlando quel cristiano
     C’ha tanta fama, come e’ par qui desso,
     Chè non saria pien di stendardi il piano,
     Non ci starebbe il campo così appresso,
     Chè non ci arebbe assediati il Soldano.
     Orlando udiva e ridea fra sè stesso;
     L’Amostante parlò cortesemente:
     Ben sia venuto, cavalier possente.

75 Macon sia sempre la vostra difesa;
     Se voi cercate da me soldo avere,
     Chè vedete il mio caso quanto pesa,
     Io vel darò, e più che volentiere:
     Costor venuti son qua per mia offesa;
     Evvi il Soldan con tutte sue bandiere
     Venuto qua del corno egiziano,
     E cuopre con sue gente il monte e ’l piano.

76 E raccozzato ha qua tutto il Levante,
     E vuol per forza pur questa mia figlia;
     E per ventura ci venne un gigante,
     Che dà terrore a tutta mia famiglia:
     Sopr’un’alfana ognun si caccia avante
     Molto sboccata, e corre a sciolta briglia;
     E già delle mie gente ha strutte molte,
     Or va guastando tutte le ricolte.

77 Orlando disse: Il gigante c’hai detto,
     Non temer più che in sull’alfana vada;
     Non ti farà più danno, ti prometto,
     Non tornerà in suo regno o in sua contrada:
     Appiè della montagna al dirimpetto
     Oggi l’uccisi con questa mia spada;
     Io te lo dico, re, per tuo conforto,
     Che quel gigante giace in terra morto.