63 Come Baiardo il caval bravo vede,
Non l’arebbon tenuto cento corde:
A guisa di battaglia lo richiede,
Corsegli addosso, e tempestava e morde;
E l’uno e l’altro si levava in piede;
Parean le voglie lor del pari ingorde:
Chi annitrisce, chi soffia, e chi sbuffa;
E per due ore o più durò la zuffa.
64 Rinaldo un poco si stette a vedere;
Ma poi veggendo che ’l giuoco pur basta,
E che co’ morsi quel bravo destriere
E colle zampe Baiardo suo guasta,
Dispose fare un colpo a suo piacere;
E mentre che Baiardo pur contasta,
Dette a quell’altro un pugno tra gli orecchi
Col guanto, tal che non ne vuol parecchi.
65 E cadde come e’ fussi tramortito;
Baiardo si scostò, ch’ebbe paura:
Gran pezzo stette il cavallo stordito,
Poi si riebbe, e tutto s’assicura:
Rinaldo verso lui presto fu gito;
Prese la bocca alla mascella dura,
Missegli un morso ch’aveva recato,
E quel cavallo umíle è diventato.
66 Maravigliossi Terigi e ’l marchese;
Rinaldo sopra Baiardo montava,
Nè per la briglia il caval bravo prese,
Chè come un pecorin drieto gli andava:
Il Saracin del cerro allora scese,
Ch’a gran fatica ancor s’assicurava,
Tenendo sempre in cagnesco le ciglia,
E di Rinaldo avea gran maraviglia.
67 Per Siragozza fuggiva la gente,
Come Rinaldo fu drento alla porta;
Ma quel caval se n’andava umilmente:
Fu la novella a Marsilio rapporta:
Venne a vedere; e la dama piacente
Di questo palafren già si conforta;
E domandò con parole leggiadre,
Che gliel donassin Rinaldo e ’l suo padre.