Pagina:Pulci - Morgante maggiore I.pdf/297

Da Wikisource.
278 il morgante maggiore.

63 Come Baiardo il caval bravo vede,
     Non l’arebbon tenuto cento corde:
     A guisa di battaglia lo richiede,
     Corsegli addosso, e tempestava e morde;
     E l’uno e l’altro si levava in piede;
     Parean le voglie lor del pari ingorde:
     Chi annitrisce, chi soffia, e chi sbuffa;
     E per due ore o più durò la zuffa.

64 Rinaldo un poco si stette a vedere;
     Ma poi veggendo che ’l giuoco pur basta,
     E che co’ morsi quel bravo destriere
     E colle zampe Baiardo suo guasta,
     Dispose fare un colpo a suo piacere;
     E mentre che Baiardo pur contasta,
     Dette a quell’altro un pugno tra gli orecchi
     Col guanto, tal che non ne vuol parecchi.

65 E cadde come e’ fussi tramortito;
     Baiardo si scostò, ch’ebbe paura:
     Gran pezzo stette il cavallo stordito,
     Poi si riebbe, e tutto s’assicura:
     Rinaldo verso lui presto fu gito;
     Prese la bocca alla mascella dura,
     Missegli un morso ch’aveva recato,
     E quel cavallo umíle è diventato.

66 Maravigliossi Terigi e ’l marchese;
     Rinaldo sopra Baiardo montava,
     Nè per la briglia il caval bravo prese,
     Chè come un pecorin drieto gli andava:
     Il Saracin del cerro allora scese,
     Ch’a gran fatica ancor s’assicurava,
     Tenendo sempre in cagnesco le ciglia,
     E di Rinaldo avea gran maraviglia.

67 Per Siragozza fuggiva la gente,
     Come Rinaldo fu drento alla porta;
     Ma quel caval se n’andava umilmente:
     Fu la novella a Marsilio rapporta:
     Venne a vedere; e la dama piacente
     Di questo palafren già si conforta;
     E domandò con parole leggiadre,
     Che gliel donassin Rinaldo e ’l suo padre.