8 Dunque tu porti in testa la corona?
Va, mettiti una mitera,2 ghiottone,
Nimico d’ogni legge giusta e buona,
In odio a Dio, al mondo, alle persone;
Ben verrà la saetta, quando e’ tuona;
Perchè e’ non paghi il sabato Macone,
E ’l fuoco eterno rigido e penace,3
Lupo affamato, perfido e rapace.
9 Non pensi tu che in ciel sia più giustizia,
Malfusso,4 ladro, strupatore e mecco4a,
Fornicator, uom pien d’ogni malizia,
Ruffian, briccone, e sacrilego e becco?
Non potrebbe scusar la tua tristizia
D’una parola sol la voce d’Ecco:5
Tener le nobil donne Saracine
Virgini e ’ntatte per tue concubine!
10 E batterle ognidì sì aspramente!
Ch’io non so a chi pietà non ne venissi,
S’alcuna pur di lor non ti consente,
E come il centro non s’apre e gli abissi.
Vergante uscito parea della mente,
Ognun tenea a Rinaldo gli occhi fissi,
E dicean molti: Costui vien da cielo,
Chè ciò che dice, ogni cosa è il Vangelo.
11 Non sapea che si dir Vergante; e tanto
Multiplicò la furia e la tempesta,
Che Rinaldo lo prese dall’un canto,
E la corona gli strappò di testa,
E tutto gli stracciò il reale ammanto:
Ognuno stava a veder questa festa;
Poi lo portò tra quella gente pazza,
E d’un balcon lo gittò in sulla piazza.
12 Tutti color che l’avevon veduto,
A gran furore sgomberan la sala,
Dicendo: Da Macon questo è venuto!
Beato a chi potè trovar la scala.
Rinaldo, come savio uomo ed astuto,
Che le parole e l’opere sue insala,6
Subito andò dove le damigelle
Avea sentite batter meschinelle,