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canto decimoquarto. 285

18 Finite le parole, il popol tutto
     Cominciava a gridare a una voce:
     Sia benedetto chi il tiranno ha strutto,
     Ch’è stato a’ suoi suggetti tanto atroce;
     E poi che dè’ seguirne un maggior frutto,
     Adorianm tutti quel che morì in croce;
     Dicci il tuo nome, sol tutti preghiamo,
     E poi per le tue man ci battezziamo.

19 Chè poi che morto hai 'l traditor ribaldo,
     Vogliam, per sempiterna tua memoria
     Un simulacro farti d’oro saldo,
     Dove sia disegnata questa istoria.
     Rispose il prenze a tutti: Io son Rinaldo
     Da Montalban, che v’ho data vittoria,
     Ed or v’arreco l’ulivo e la pace
     Dal mio Gesù che d’adorar vi piace.

20 Allora il popol cominciò a gridare:
     Viva Rinaldo, e viva il tuo Gesue!
     Ognun qui t’ha sentito ricordare
     Già mille volte per le virtù tue.
     E così cominciava a battezzare
     Rinaldo alcun baron con le man sue;
     Ognuno a’ pie’ suoi ginocchion si getta,
     E ’l primo voleva esser per la fretta.

21 In pochi dì fur tutti battezzati.
     L’albergator, che ritenne costoro,
     Quanto poteva più gli ha ringraziati.
     Questa novella sentì il barbassoro,
     E gli altri che Rinaldo avea trovati;
     Alla città venien sanza dimoro;
     E ’l barbassoro avea nome Balante,
     E molto gaudio avea del re Vergante.

22 Or chi vedessi quelle damigelle
     Venirsi a battezzar divotamente,
     E quanto allegre parevano e belle,
     Di lor s’innamorrebbe certamente:
     Elle parien del ciel le prime stelle;
     Le madre, e’ padri, ognun n’era gaudente;
     Gran festa si facea per la cittade,
     E le castella e l’altre sue contrade.