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288 il morgante maggiore.

33 La poca pazienzia s’accozzoe
     Di Rinaldo, e ’l gigante appunto bene:
     Rinaldo la sua spada fuor tiroe,
     Ed una punta crivellando viene;
     Tanto che in mezzo il petto gliel caccioe,
     E riuscì di drieto per le rene:
     Nè potè Liorgante alzar la mazza,
     Chè come un pollo morto giù stramazza;

34 E parve che cadessi una gran torre.
     La gente corse a sì fatto romore,
     E domandava ognun che quivi corre:
     Che vuol dir questo? e ’nteso poi il tenore,
     Dicevan tutti: E’ non vi si può apporre,
     Poi che Vergante amava il traditore,
     E dicea che fu a torto il dì ammazzato.
     Così Rinaldo assai fu commendato.

35 Poi col consiglio del savio Balante
     Rinaldo a Siragozza un messo manda
     A Luciana famosa e prestante,
     E quanto più potea si raccomanda
     Che venga presto con sue gente avante,
     E di tal cosa romor non ispanda;
     Che si ricordi quel ch’ella ha promesso.
     E in pochi giorni compariva il messo.

36 E Luciana il vide volentieri,
     E disse al padre quel che scrive il prenze;
     Disse Marsilio: Che i tuo’ cavalieri
     Tu metta in punto e tutte tue potenze,
     Ch’io arò sempre in tutti i miei pensieri
     Rinaldo nostro e sue magnificenze;
     Troppo mi piacquon l’opre sue leggiadre.
     E così in punto si misson le squadre.

37 Diceva Luciana: Io voglio ancora
     Che mi conceda che con essi vada,
     E se per me il tuo sangue non si onora,
     Non mi lasciar mai più portar la spada;
     Ma questa è quella volta che rinflora.7
     Disse Marsilio: Fa come t’aggrada,
     Pur che si faccia piacere a Rinaldo,
     Chè di servirlo son più di te caldo.