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canto decimoquarto. 297

78 La volpe maliziosa era a vedere,
     E ’l can pareva fedele e leale;
     Èvvi il coniglio, e scherza a suo piacere;
     Molto sentacchio pareva il cignale;
     Poi si vedeva la damma e ’l cerviere,
     Che drieto al monte scorgea l’animale;
     Quivi era il tasso porco e ’l tasso cane,
     Che si dormien per le lor buche o tane.

79 E lo spinoso, e l’istrice pennuto,
     E sopra il bucolin del topo il gatto
     Con molta pazienza, come astuto,
     Tanto che netto riuscissi il tratto;
     Bevero, e ’l ghir sonnolente e perduto;
     E puzzola, e faina, e lo scoiatto:
     Evvi la lontra, e va cercando il pesce,
     Ed or sott’acqua ed or sopra riesce.

80 Gatto mammon, bertuccia, e babbuino,
     Mufo, camoscio, moscado, e zibbetto,
     La donnoletta, e ’l pulito ermellino
     Che parea tutto bianco e puro e netto;
     La martora si sta col zibellino;
     Eravi il vaio, e stavasi soletto:
     E molto bello e candido il lattizio;
     Ed altre fiere poi, piene di vizio.

81 La lonza maculata, e la pantera,
     E ’l draco ch’avea morto il liofante,
     E nel cadergli addosso quella fera
     Aveva ucciso lui, come ignorante,
     Che del futuro accorto già non s’era;
     Evvi il serpente superbo, arrogante,
     Che fiammeggiava fuoco per la bocca,
     E col suo fiato attosca ciò che tocca.

82 E ’l coccodrillo avea l’uom prima morto,
     Poi lo piangeva, pien d’inganni e froda;
     E ’l tir, ch’avea lo ’ncantatore scorto,
     Acciò che le parole sue non oda,
     Aveva l’uno orecchio in terra porto,
     E l’altro s’ha turato colla coda:
     Poi si vedea col fero sguardo e fischio
     Uccider chi il guardava il bavalischio.