19 Come fu armato, saltò in sul destrieri,
E Chiariella gli fe compagnia,
Armata con trecento cavalieri:
Così dall’Amostante si partia,
Verso dell’oste pigliava il sentieri.
Come Rinaldo apparir lo vedia,
Che stava attento armato al padiglione,
Subitamente montava in arcione.
20 E Luciana anche lui aveva armato,
E datogli il destrier che gli donoe
A Siragozza, e poi l’ha accompagnato,
E molti cavalier seco menoe;
Adunque il giuoco è molto pareggiato:
E così inverso Orlando se n’andoe
Rinaldo, e salutò cortesemente,
E la risposta fu similemente.
21 Ma l’uno e l’altro quanto può s’ingegna
Non essere alla voce conosciuto,
Acciò ch’al suo disegno ognun pervegna;
Dicea Rinaldo dopo il suo saluto:
Io credo, cavalier, ch’al campo vegna,
Per far coll’arme in man quel ch’è dovuto;
Piglia del campo, ognun mostri sua forza.
E volson l’uno a poggia, e l’altro a orza.
22 Orlando volse con tanta destrezza,
Nel dipartirsi, al suo caval la briglia,
Che non si vide mai tal gentilezza;
E Luciana affisava le ciglia,
Parvegli un atto di molta prodezza;
Ma Chiariella con seco bisbiglia:
Questo è pur quel che ’l mondo grida certo
Nell’arme tanto valoroso e sperto.
23 Rivoltava il destrier Rinaldo prima;
Comincia al modo usato a furiare:
Orlando che sia vòlto anco si stima,
Subito in drieto lo venne a trovare;
Ma non potre’ qui dir prosa nè rima,
Qual sia il valor ch’ognuno usa mostrare:
Se Annibal parea l’un, l’altro è Marcello;
Se l’un volava, e l’altro era un uccello.