Pagina:Pulci - Morgante maggiore I.pdf/325

Da Wikisource.
306 il morgante maggiore.

24 E si vedea sol polvere e faville.
     Non credo ch’a veder fussi più degno
     Alla città famosa Ettorre e Achille:
     Ognun di grande ardir mostrava segno:
     Ma che bisogna far tante postille,
     O dar per fede a chi nol crede il pegno?
     Non son costor de’ Paladin di Francia
     I miglior cavalier che portin lancia?

25 Le lance si spezzorno parimente
     Sopra gli scudi, e’ destrier via passorno,
     Come folgore va molto fervente;
     Poi colle spade a ferirsi tornorno;
     Or quivi s’accostò tutta la gente,
     Quivi la zuffa insieme rappiccorno.
     Era venuto a vedere il gigante
     Con Luciana, chiamato Corante.

26 E stava in piè, come un pilastro saldo,
     A veder di costor la gran tempesta:
     E Luciana avea messo a Rinaldo
     Indosso una leggiadra sopravvesta:
     Orlando, ch’era insuperbito e caldo
     Con Durlindana avea stampata questa;
     E Luciana si doleva a morte,
     Dicendo: Mai non vidi uom tanto forte.

27 Egli eran l’uno e l’altro sì infiammati
     Rinaldo e ’l conte Orlando, che l’un l’altro
     Non iscorgea, tanto erano infiammati;
     Nè si vedea vantaggio all’uno o l’altro:
     Ferivansi co’ brandi sì infiammati,
     Che nel colpirsi dicea l’uno all’altro,
     Aiútati da questo, can malfusso;
     E detto questo, si sentiva il busso.

28 Rinaldo dette un colpo al conte Orlando
     Sopra il cimier, che gliel fece sentire
     Frusberta, che ne venne giù fischiando;
     Non ebbe alla sua vita un tal martire;
     E ’nsino in sulla groppa vien piegando,
     E disse: O Dio, non mi lasciar morire;
     Aiutami tu, Vergin benedetta;
     E ’l me’ che può nell’armi si rassetta.