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336 il morgante maggiore.

57 Rimase Orlando tutto spennecchiato,
     Quando e’ sentì quel che ’l cugino ha detto,
     Perchè conobbe ch’egli era ostinato;
     A Ulivier n’andava e Ricciardetto,
     E disse: Il nostro Rinaldo è già armato,
     Ch’aspetta alla battaglia Antea nel letto:
     E raccontò ciò ch’egli avea sentito,
     Donde ciascun di lor n’è sbigottito.

58 Ma Ulivier con Orlando dicea:
     Io gli ho a cantar poi il vespro, s’io mi cruccio.
     Deh, taci, Orlando tosto rispondea;
     Chè ti direbbe: Néttati il cappuccio;9
     A me, che ignuno error di ciò sapea,
     M’ha rimandato in drieto come un cuccio:
     Chi vi cercassi trito a falde a falde,10
     Nè l’un nè l’altro è farina da cialde.11

59 Vo’ che tu corra, come fe a furore
     Quella badessa, e lievi il romor grande,
     Che volle tor la cuffia, e per errore
     Si misse dell’abate le mutande;
     Per che la monacella peccatore
     Disse: Madonna, il capo vi si spande,
     La cuffia prima un poco v’acconciate;
     Dond’ella si tornò al suo santo abate.

60 Qui si bisogna provedere a noi,
     E che noi andian domani al campo armati:
     Io sarò il primo, e poi sarete voi,
     Che con Antea ci saremo sfidati:
     Io so ch’io l’uccidrò, sia che vuol poi;
     Se noi sarem dal Soldano assaltati,
     Difenderenci, e Dio ci aiuterae,
     Nè più la dama il mio cugino arae.

61 Ma forse altri pensier potrebbe avere,
     Se la fortuna o il peccato volessi
     Ch’ella m’abbatta in terra del destriere,
     Bench’io mi credo che se ne ridessi;
     Ma Cristo mi darà forza e potere,
     E con sua man mi sosterrà lui stessi:
     E lasceren Rinaldo a riposarsi
     Nel letto, insin che potrebbe destarsi.