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60 il morgante maggiore.

CANTO QUARTO.




ARGOMENTO.

     Spicca Rinaldo la testa a un dragone,
Che s’è con un lione avviticchiato:
Mesce di sì buon peso un mostaccione
A un gigante, ch’ e’ cade sfragellato.
Con Ulivier s’imbranca e con Dodone,
A sterminare un serpe sterminato.
S’innamora Ulivieri al maggior segno;
Fansi Cristiani il re Corbante e ’l regno.


1 Gloria in excelsis Deo e in terra pace,
     Padre, e Figliuolo, e Spirito Santo;
     Benedicimus te, Signor verace,
     Laudamus te, Signor, con umil canto;
     Poi che per tua benignità ti piace
     L’abate nostro qui consolar tanto,
     E le mie rime accompagnar per tutto,
     Tanto che il fior produca al fin buon frutto.

2 Era nel tempo ch’ognun s’innamora1,
     E ch’a scherzar comincian le farfalle,
     E ’l Sol, ch’avea passata l’ultim’ora,
     Verso Murrocco chinava le spalle;
     La luna appena corneggiava ancora,
     De’ monti l’ombra copriva ogni valle,
     Quando Rinaldo all’abate ritocca,
     Che ’l nome suo non tenessi più in bocca.

3 Rispose: Chiaramonte è il nome mio;
     Benignamente a Rinaldo l’abate.
     Dopo alcun giorno, acceso dal desio,
     Disse Rinaldo: Io vo’ che voi ci diate
     Omai licenzia col nome di Dio:
     Io ho a Parigi mie gente lasciate,
     Per ch’io non credo, che ’l dì mai veggiamo,
     Di ritrovar colui che noi cerchiamo.