49 Com’e’ furno in Carrara i paladini,
Ognun volgeva a guardargli le ciglia;
Preson conforto tutti i Saracini,
E del lion ne prendean maraviglia.
Rinaldo giunse al palagio a’ confini25,
E salutò Corbante, e poi la figlia;
Corbante disse: Tu sia il ben venuto,
Se per la fiera a dar mi vieni aiuto.
50 Allor Rinaldo rispose: O Corbante,
Il nome mio è ’l guerrier del lione,
E credo in Apollino, e Trevigante,
E non vorrei pel nostro Iddio Macone
Avere a capitar certo in Levante,
Poi ch’io senti’ della tua passione.
Quel disse forte, e quest’altro bisbiglia:
Anzi poi ch’io senti’ della tua figlia.
51 Ulivier gli occhi alla donzella gira,
Mentre Rinaldo in questo modo parla;
Subito pose al berzaglio la mira26,
E cominciò cogli occhi a saettarla,
E tuttavolta con seco sospira:
Questa non è, dicea, carne da darla
A divorare alla fiera crudele,
Ma a qualche amante gentile e fedele.
52 Corbante aveva intanto così detto:
Sia chi tu vuoi, o famoso guerriere,
Basta sol che tu credi in Macometto:
Se tu credessi, gentil cavaliere,
Uccider questa fiera, io ti prometto
Di darti mezzo il reame e l’avere:
E se tu ’l vuo’ ancor tutto, i’ son contento,
Pur che mi tragga fuor d’esto tormento.
53 Come tu vedi, la terra è condotta,
D’un bel giardino, spelonca o diserto:
La mia figliuola, s’appressa già l’otta27,
Che morir dee sanza peccato o merto.
Ma Ulivier nella mente borbotta28:
Non mangerà sì bianco pan per certo
Quest’animal, ch’egli è pasto da amanti,
Se noi dovessim morir tutti quanti.