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vi prefazione dell'annotatore.

crimenlese, e l’arcivescovo Turpino offre cortesemente l’opera sua per tale esecuzione:

E disse: Io vo’, Marsilio, che tu muoia,
Dove tu ordinasti il tradimento;
. . . . . . . . . . . . . . . . . .
Disse Turpino: Io voglio esser il boia.
Carlo rispose: Ed io son ben contento
Che sia trattato di questi due cani
L’opere sante colle sante mani.
                    Morgante, Canto XXVII, st. 268

Qui noi abbiamo un Imperatore che soprantende al supplizio di un Re, il quale viene appiccato in presenza di una gran folla tutta edificata dallo spettacolo di un Arcivescovo che compie l’ufficio di giustiziere. Innanzi che ciò abbia luogo, Caradoro spedisce un ambasciadore a Carlomagno, per lamentarsi della infame condotta di un paladino ribaldo, che aveva sedotto la principessa sua figlia. L’oratore certo non si presenta colle maniere della moderna cortesia diplomatica:

Macon t’abbatta come traditore,
E disleale e ’ngiusto imperadore.
. . . . . . . . . . . . . . . . .
A Caradoro è stato scritto, o Carlo,
O Carlo, o Carlo (e crollava la testa),
Della tua corte, che non puoi negarlo,
Della sua figlia cosa disonesta;
                              Morgante, Canto X, st. 131-33

Tali scene potranno parere un po’ strane; ma l’ambasciata di Caradoro, e l’esecuzione di re Marsilio sono fedelmente narrate qual si potrebbe dal popolo, e in quella maniera che noi le esporremmo se imitare volessimo i contastorie. Che se il Pulci fa mostra di tanto in tanto di grazia e di garbo, que’ più ameni suoi passi derivano dal carattere particolare dei Fiorentini, e dagli studi risorti. E parimente possiamo attribuire al carattere fiorentino, ed alla influenza