79 E nel palagio Rinaldo menoe36,
E grande onor gli fece lietamente;
E’ medici trovava, e comandoe
Che medicassin diligentemente
Ulivieri e Dodon, che bisognoe
Ch’ognun più giorni del suo mal si sente;
E Forisena intanto, come astuta,
Dell’amor d’Ulivier s’era avveduta.
80 E perchè Amor mal volentier perdona,
Ch' e’ non sia alfin sempre amato chi ama37,
E non saria sua legge giusta e buona,
Di non trovar merzè chi pur la chiama,
Nè giusto sire il buon servo abandona;
Poi che s’accorse questa gentil dama
Come per lei si moriva il marchese,
Subito tutta del suo amor s’accese.
81 E cominciò cogli occhi a rimandare
Indrieto a Ulivier gli ardenti dardi,
Ch’Amor sovente gli facea gittare,
Acciò che solo un foco due cori ardi:
Venne a vederlo un giorno medicare,
E salutòl con amorosi sguardi:
Chè le parole fur ghiacciate e molle,
Ma gli occhi pronti assai com’Amor volle.
82 Quando Ulivier sentì che Forisena
Lo salutò così timidamente,
Fu la sua prima incomportabil pena
Fuggita, ch’altra doglia al suo cor sente
L’alma di dubbio e di speranza piena;
Ma confirmato assai par nella mente
D’essere amato dalla damigella:
Perchè chi ama assai, poco favella.
83 Videgli ancor, poi che più a lui s’accosta,
Il viso tutto diventar vermiglio,
E brieve e rotta e fredda la proposta
Nel condolersi del crudele artiglio
Dell’animal che per lei car gli costa,
E vergognosa rabbassare il ciglio:
Questo gli dette massima speranza,
Chè così degli amanti è sempre usanza.