Pagina:Pulci - Morgante maggiore II.pdf/107

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104 il morgante maggiore.

107 Rinaldo quel gran sir da Montalbano,
     Di questo è nato, e quel famoso Orlando
     Di cui fa tanta stima Carlo Mano,
     Ch’altro pel mondo non si va parlando;
     E lungo tempo n’ho cercato invano
     Di questi due baroni, e vo cercando;
     E tanto in ogni parte cercheroe,
     Che innanzi la mia morte io gli vedroe.

108 E se ci fussi ignun di loro stato,
     Quando tu mi gittasti del cavallo,
     So che m’arebbon di te vendicato.
     Orlando non poteva più ascoltallo,
     Per tenerezza è tutto travagliato;
     E tutti cominciavono abbracciallo;
     Perchè ’l Pagan veggendosi abbracciare,
     Quel che ciò fussi gliel parea sognare;

109 E disse: In cortesia, ditemi tosto,
     Per che cagion sia tanto abbracciamento.
     Orlando innanzi a tutti gli ha risposto:
     O Aldinghier, quanto son io contento!
     In quanta pace ogni mio affanno è posto!
     Quanta dolcezza drento al petto sento!
     Ecco color di chi tu vai cercando:
     Questo è Rinaldo nostro, io sono Orlando;

110 E questo è Ulivier nostro parente;
     Quest’altro è Ricciardetto tuo cugino.
     Quando Aldinghier queste parole sente,
     Dicea fra sè: qual grazia o qual destino,
     D’aver costor trovati qui, consente?
     Abbraccia Orlando degno paladino,
     Ed Ulivier, Rinaldo e Ricciardetto,
     E per letizia fuor salta del letto.

111 Comincia a ragionar di Carlo Mano,
     E del Danese quanto sia gagliardo,
     Chè lo conobbe, quando era Pagano:
     Comincia a ragionar del suo Gherardo,
     E dice: Io intendo al tutto esser Cristiano,
     E rinnegar Macon nostro bugiardo:
     E in Francia bella con voi vo’ venire,
     E così sempre vivere e morire.