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canto ventesimoprimo. 109

12 E per arroto1 Orlando aveva morto
     Nella battaglia il gran re di Murrocco.
     Questo fu quel che diè tanto sconforto,
     Che ’l popol si fuggì bestiale e sciocco.
     Ognun la nave sua ritruova al porto,
     Sanza aspettar più Greco che Scirocco:
     E ’n questo modo finiva la guerra,
     E’ Cristian nostri piglioron la terra.

13 E nel palazzo ove lo ’mperio stava,
     Vanno Rinaldo, Orlando ed Aldinghieri,
     E Ricciardetto ed Ulivier v’andava,
     E di Rinaldo un gentile scuderi,
     Il qual con Aldinghier si battezzava,
     E da costoro è chiamato Rinieri;
     E battezzati questi, hanno ordinato,
     Che Aldinghier sia imperador chiamato:

14 Benchè Aldinghier per nulla non voleva.
     Poi battezzâr quell’oste Chiarione,
     Ed una bella figlia ch’egli aveva,
     Che medicò con tanta affezione
     Rinaldo, e ristorar costei voleva;
     E per ventura Greco il lor padrone,
     Che gli condusse già per la marina,
     Vi capitò, quel di buona dottrina.

15 E come e’ fu dismontato di nave,
     Sentì come costor son coronati,
     E che tenien dell’imperio la chiave:
     Non si pentì che gli aveva onorati,
     E con parole benigne e soave
     Umilemente gli ebbe vicitati:
     Dicendo, come savio uomo e discreto,
     Di lor prosperità troppo esser lieto.

16 Ed abbracciato fu sì allegramente,
     Come se fussi lor carnal fratello;
     Rinaldo presto gli corse alla mente
     Di dar la figlia del loro oste a quello,
     E dissegli: Fanciulla mia piacente,
     Ascolta e ’ntendi ben quel ch’io favello:
     Io ti promissi di tor per isposa;
     Questo sarebbe a me impossibil cosa,