Pagina:Pulci - Morgante maggiore II.pdf/113

Da Wikisource.
110 il morgante maggiore.

17 Ch’io ho lasciato altra mogliera in Francia;
     Ma vo’ che Greco qui tuo sposo sia;
     E darotti tal dota e sì gran mancia,
     Che sempre ognun di voi contento fia.
     Un poco rossa si fece la guancia
     Quella fanciulla; e poi gli rispondia,
     Ch’era contenta alle sue giuste voglie:
     E così Greco la tolse per moglie.

18 Ma innanzi che la tolga, è battezzato;
     Rinaldo gli donò poi tanto avere,
     Che del servigio l’ha ben meritato,
     E sanza navicar potrà godere:
     Però questo proverbio è pur provato,
     Che mai non si perde nessun piacere;
     E bench’a molti uom serva sanza frutto,
     Per mille ingrati un sol ristora il tutto.

19 Poi fecion Chiarion governatore
     Di tutto il regno; che si ricordorno
     Che di sua povertà fe loro onore:
     E riposati in Monaca alcun giorno,
     Per aiutare infin quel traditore
     Del conte Gan, da lui s’accommiatorno;
     E non potrebbe lingua o penna dire,
     Qual fussi il pianto in questo lor partire.

20 Piangea il padron, che pareva battuto;
     Piangea la dama dolorosamente;
     Piangea l’ostier, ch’assai glien’è incresciuto;
     Piangeva il popol tutto unitamente;
     Piangea Rinaldo, e non sare’ creduto;
     Piangeva Orlando e ’l Marchese possente;
     Piangeva Ricciardetto ed Aldighieri;
     Piangeva insino al povero Rinieri.

21 Ma gli autori si scordon qui con meco:
     Chi vuol che Greco al governo restassi,
     Chi dice Chiarione e Greco seco,
     E l’uno e l’altro insieme governassi:
     Ma a mio parere, è Chiarion, non Greco,
     Acciò ch’ognun Rinaldo ristorassi,
     E perch’egli era della città nato,
     E de’ costumi lor più ammaestrato.