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canto ventesimoprimo. 111

22 Orlando e gli altri insieme se ne vanno,
     Tanto che son presso a Castelfalcone,
     E due pastori appresso trovati hanno:
     L’uno era quel che mandò Ganellone
     A Babillona, e gran festa gli fanno:
     E domandâr se Gan vivo è in prigione,
     O s’egli è morto, o quel ch’era seguíto,
     Se lo sapeva, o quel che n’ha sentito.

23 Il pastor disse, ch’egli è vivo e sano
     Nella prigion, ma con assai disagio:
     Poi prese del caval la briglia in mano
     D’Orlando, e tutti gli mena al palagio,
     Dove stava il pastor che impiccò Gano;
     Dicendo: Qui solea star quel malvagio,
     Ch’avea il corsier di Rinaldo imbolato;
     Noi c’imbucammo, com’e’ fu impiccato.

24 Quivi son tutti i Cristiani smontati;
     E' pastor certi capretti uccidieno,
     E certi lor lattonzi hanno infilzati:
     Del latte v’è da versarsi pel seno;
     E’ destrier son come lor vezzeggiati:
     Gran sacca d’orzo e gran fasci di fieno.
     Rinaldo disse: Al mio date orzo e paglia:
     E poi, si dice caval da battaglia.

25 Quivi mangiorno e riposârsi alquanto;
     Orlando que’ pastor vien domandando,
     Come il castel pigliar si possi intanto:
     I pastor tutto venien disegnando,
     Come guardato sia da ogni canto;
     E per sei porte vi si viene entrando;
     Ed ogni porta a sua difensione
     Aveva un fiero e selvaggio lione.

26 E la lor madre, chiamata Creonta,
     Com'un dragon gli unghioni avea affilati,
     Barbuta, e guercia, e maliziosa, e pronta,
     E sempre aveva spiriti incantati:
     E par piena di rabbia, d’ira e d’onta;
     E per paura non è chi la guati,
     Pilosa, e nera, arricciata, e crinuta,
     Gli occhi di fuoco, e la testa cornuta.