47 Ella vedeva innanzi i figliuol morti:
Pensa quanto dolor la misera abbia,
E come questo in pace mai comporti,
Massime avendo i suoi nimici in gabbia;
Poi si ricorda di mille altri torti
Pur de’ suoi figli, e per grand’ira arrabbia,
Come fa Salaí del cadimento,
Ch’udendol ricordar par sì scontento.
48 Poi diventò più che Niel gentile;
Non parve più Beritte, o Saliasse,
O Squarciaferro, anzi si fece umíle;
Nè creder come Bocco tartagliasse,
Che come Nillo parlava sottile:
Non par Sottin, che in francioso parlasse,
Non Obisin per certo alla favella,
O Rugiadam, che ne portò l’anella.
49 E non parea nel suo parlar Bilette,
Che violò il mandal con certe chiocciole,
O Astarot che nel cavallo stette,
E sotto un besso gittò tante gocciole;
Non Oratas, quel che i pippion ci dette;
Tanto ben par che sue parole snocciole:
Ed Aldinghier lasciò tutto dolente,
E cominciò a parlar discretamente:
50 Io vi perdono, io vo’ con tutti pace,
Tanto m’aggrada vostra gagliardia;
E libero sia Gan, come vi piace:
Disposta son non vi far villania:
De’ miei figliuol, quantunque e’ mi dispiace,
Altra vendetta non vo’ che ne sia,
Se non che mai di qui non uscirete,
E fate tutti ciò che far sapete.
51 Era ciascun tutto maravigliato,
E trasson di prigion subito Gano,
Ch’era in una citerna incarcerato
Nell’acqua, in luogo molto oscuro e strano;
E come e’ fu di prigion liberato,
E’ pose presto alla spada la mano:
E vuol Creonta a ogni modo uccidere,
E finalmente e’ la vedeva ridere.