62 Diceva l’un coll’altro suo compagno:
Questo sarebbe troppo a’ paladini;
Qui è poca civanza,5 e men guadagno;
Costor non son per certo Saracini;
E’ sarà buon mostrar loro il calcagno,
E ritornarci ne’ nostri confini:
E fecion come e’ disson, tosto e netto,
Però che tolson sU presto il sacchetto.
63 Astolfo si tenea vituperato,
Massimamente perchè e’ v’era Antea;
E ’l me’ ch’e’ può del cader s’è scusato:
Questo destrier ch’io cavalco, dicea,
Da poco in qua è restio diventato:
Mentre la lancia correr mi credea,
Mi dibattè, perchè e’ giucò di schiena;
Io mi lasciai cader giù per la pena.
64 Diceva Antea: Che ti bisogna scusa?
Non ho io bene ogni cosa veduto?
E se tu fussi pur cascato, e’ s’usa.
Guicciardo, poi che molto ebbe taciuto,
Non potè più tener la bocca chiusa,
E disse: Mai più, Astolfo, se’ caduto:
Questo caval si vorrebbe impiccare,
Che mille volte t’ha fatto cascare.
65 Malagigi tagliava le parole;
Astolfo sopra il suo caval rimonta:
Cavalcono alla luna tanto e al sole,
Che capitorno al castel di Creonta:
Malgigi certo incanto, come e’ suole,
Fece all’entrar, chè l’arte aveva pronta;
E innanzi a tutti gli altri fa la scorta,
E dove e’ giugne, s’apriva ogni porta.
66 Giunsono in piazza, e l’abbracciate fanno:
Non conosceva Aldinghier Malagigi:
E gli dicioen come trovato l’hanno,
E che volevon menarlo a Parigi;
Poi di Creonta tutto ciò che sanno:
Malgigi guarda i suoi brutti vestigi,
E lei pur lui, e par piena d’angosce,
Che l’un diavolo ben l’altro conosce.