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124 il morgante maggiore.

87 Rispose Astolfo: A cotesta mercede
     Non intend’io di star del mio destriere,
     Ch’io so ch’io me n’andrei sanz’esso a piede,
     E ’l Signor vostro si staria a vedere:
     Questa vostra speranza e questa fede
     A me non dette mai mangiar nè bere:
     Io intendo ritrovare il mio cavallo,
     E farò forse lor caro costallo.

88 E missesi a cercar, tanto che pure
     Gli ritrovò, che sono in su d’un prato,
     E stanno a riposarsi alle verzure,
     E ’l caval si pascea così sellato:
     Avean chi lance, chi spade e chi scure.
     Astolfo a un di lor si fu accostato,
     Gridando: Traditor, ladron di strada!
     E ’nsino al mento gli cacciò la spada.

89 L’altro gli mena con una giannetta:
     Astolfo vede la punta venire,
     E con un colpo tagliò l’aste netta,
     Poi con un altro lo fece morire:
     Addosso agli altri compagni si getta,
     Tanto che tutti gli ha fatti stordire:
     Quattro n’uccide di dieci pagani,
     Agli altri il collo legava e le mani.

90 E rimontò sopra ’l suo palafreno,
     E 'nverso il romitoro si tornava;
     Quando i romiti i mascalzon vedieno,
     Ognun d’Astolfo si maravigliava,
     E ringraziorno lo Dio Nazzareno.
     Astolfo a questi romiti parlava:
     Io vo’ che voi impicchiate a ogni modo
     Questi ladron pien di malizia e frodo.

91 Dicevano i romiti: Fratel nostro,
     Iddio non vuol che giustizia si faccia:
     Pertanto questo uficio si fia vostro.
     Diceva Astolfo: Io credo ch’a Dio piaccia
     Più questo assai che dire il paternostro,
     Se vero è che i cattivi gli dispiaccia.
     Cavate fuor le cappe, e fate presto,
     E tutti gli appiccate a un capresto.