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canto ventesimoprimo. 125

92 Questi romiti fanno del vezzoso,9
     E par ch’ognun di lor si raccapricci:
     Astolfo, ch’era irato e dispettoso,
     Comincia a bastonargli come micci,
     Dicendo: Al cul l’arà chi fia ghignoso!
     Tanto che fuor balzorono i cilicci,
     Sentendo fra Mazzon10 che scuote i panni,
     E parean tutti all’arte usi cent’anni.

93 Astolfo se ne va pur poi soletto
     Per questa selva, ove la via lo porta,
     Sanza certo proposito o concetto:
     Lascialo andar, che l’angiol gli sia scorta.
     Orlando si recò questo in dispetto,
     Ed una notte uscì fuor della porta
     E vassene soletto di nascosto,
     Chè ritrovare Astolfo avea disposto.

94 Rinaldo alla sua vita mai non fue
     Peggio contento, quanto a questa volta.
     Diceva Antea: Che facciam noi qui piue?
     Ogni nostra speranza veggo tolta:
     Io v’accomando al vostro Dio Gesue,
     E ’nverso Babillona darò volta.
     Rinaldo e gli altri ognun presto dicia,
     Che gli volean far tutti compagnia.

95 E piangon tutti quanti il conte Orlando,
     E ne ’ncresceva insino al traditore
     Di Ganellone, e sempre lacrimando:
     Dove se’ tu, dicea, caro signore?
     E così giorno e notte cavalcando,
     Avendo Orlando pur fitto nel core,
     A Babillona condotta hanno Antea,
     Che del suo mal più da presso piangea.

96 Non v’ha trovato il suo misero padre,
     Che lo lasciò contento, e sì felice;
     Non vi rivede più l’usate squadre,
     E molte cose lamentabil dice.
     Rinaldo con parole assai leggiadre
     Diceva: Qui regina e imperatrice
     Ti lascerò della tua patria antica,
     E so che Orlando vuol che così dica.