117 E dismontato a un oste Pagano,
Attese Vegliantino a ristorare,
Ch’era più giorni per coste e per piano
Andato, ed apparato a digiunare;
Or lasciam riposarlo lieto e sano;
A Astolfo ci bisogna ritornare,
Che col suo oste fuor della cittate
Si stava, e molte cose ha ragionate.
118 Videl turbato un dì tutto nel volto,
E la cagion di ciò volle sapere;
E’ gliele disse, sanza pregar molto;
Che ’l signor vuol la sua figlia tenere,
Se non che gli sarà l’albergo tolto,
Con essa insieme e la vita e l’avere;
Ma che più tosto morire è contento,
Che ubbidir questo comandamento;
119 E la figliuola di sua mano uccidere,
Innanzi che veder tanta vergogna,
Chè si sente di duolo il cor dividere.
Astolfo disse: Questo non bisogna,
Forse ch’ancor di ciò potresti ridere;
Or manda a Chiaristante a dir se sogna;
O se ci manda più suo messaggiero,
Fa ch’io lo vegga, e lascia a me il pensiero.
120 Ben sai che Chiaristante non soggiorna:
A mano a mano un messo gli raccocca.
Disse l’ostiere: Il messaggier ritorna.
Rispose Astolfo: Non ci aprir tu bocca.
Costui dicea, che la fanciulla adorna
Si mandi a corte presto, e pur ritocca.
Astolfo allo scudier quivi s’accosta,
E disse: Io ti farò per lui risposta.
121 Rispondi in questo modo a Chiaristante;
Che ’l popol suo l’ha troppo comportato,
Ma che e’ potrebbe farne tante e tante,
Che d’ogni cosa sarà poi purgato;
Non si dice altro per tutto Levante,
Se non di questo tristo scellerato:
Guarda con quanta faccia pur sollecita,
Come se fussi qualche cosa lecita!