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canto ventesimosecondo. 149

34 Fecion consiglio tutti di partire:
     Rinaldo volle Filiberta sia
     Reina, e ’l popol la debba ubbidire,
     E tenga in vita sua la signoria;
     Poi sia di Greco dopo il suo morire.
     Greco partì con la sua compagnia,
     E fu contento; e Filiberta resta
     Con la corona del marito in testa.

35 Rinaldo mai si vide sbigottito
     Alla sua vita, quanto a questa volta;
     E dice pur che Gan l’avea tradito,
     Per fare, or che non v’era Orlando, colta:
     E così tutti hanno preso partito,
     Pigliare in verso Parigi la volta;
     E vanno giorno e notte alla stagliata,7
     Non creder sempre per la calpestata:

36 Per boschi e selve, alla ricisa, a stracca,
     Donde e’ credien raccortare il cammino;
     Come fa spesso la dolente vacca,
     Ch’ode di lungi smarrito il boccino,
     E rami e sterpi ed ogni cosa fiacca,
     E mugghia insin che lo vede vicino:
     Così facien costor per valle e piano,
     E sempre traditor gridano a Gano.

37 Ma non si sono apposti già di questo,
     Chè colpa non ci avea ser Tuttesalle,8
     E Malagigi il dicea manifesto:
     Aspetta pur che sieno in Roncisvalle,
     Quantunque il tradimento fia per resto,
     Perchè la penitenzia arà alle spalle,
     E Carlo, come e buon tre volte e sciocchi,
     Quando fia più che morto, aprirà gli occhi.

38 Piangerà tardi il suo caro nipote
     E pentirassi aver sempre creduto
     A Ganellon, graffiandosi le gote;
     Ma che val tardi l’essersi pentuto?
     Lascia pur volger le volubil rote
     A quella che nel ciel tutto ha veduto,
     E anco al traditor d’ogni fallenzia
     Serberà a tempo la sua penitenzia.