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158 il morgante maggiore.

79 Di tutti gli altri sai ti disse appunto,
     Di costui tacque, e trovò certa scusa;
     Tu nol conosci, disse, è un mio congiunto,
     Ed ebbesi la bocca così chiusa:
     E’ mi dispiace tu resti qui giunto,
     Gonfiato come palla o cornamusa,
     E che tu creda così a Rinaldo,
     E non t’avvegga e’ t’inganna il ribaldo.

80 Or sappi ch’Aldinghier costui si chiama:
     Essendo un giorno a Monaca giostrando,
     Uccise il Veglio tuo di tanta fama,
     Poi disse ch’era parente d’Orlando;
     Ed ordinorno la più sciocca trama,
     Di legger certe lettere nel brando,
     Le qual dicieno in parlar saracino,
     Come d’Orlando e Rinaldo è cugino.

81 Questo cred’io che sia la verità,
     Tanto è, che questo inganno v’andò sotto;
     E battezzossi e dette la città;
     Che tutto avean per lettere condotto,
     Mostrando di venir, come si fa,
     Per la vendetta far di Mariotto:
     Ed avean prima questa tela ordita,
     Sicchè il tuo Veglio vi misse la vita.

82 Prima fece giostrar, questo fellone
     Di Rinaldo il fratello, e Ulivieri,
     E lascioron cadersi dell’arcione,
     Chè non soglion cader tal cavalieri;
     Tanto che ’l Veglio fu preso al boccone,
     E disfidossi con questo Aldinghieri:
     Non lo stimò veggendol giovinetto,
     Tanto è che questo l’uccise in effetto.

83 Rinaldo fu cattivo insino in fascia,
     E già per ammazzarlo andò in persona,
     E féllo a petizion d’una bagascia,
     Antea, ch’egli ha lasciata a Babillona,
     Perch’e’ non crede che vi sia più grascia:
     Guarda chi tien del Soldan la corona!
     Ma nol potè uccider con sua mano,
     Però che ’l Veglio si fece Cristiano.