99 Disse il Pagano: E teco giosterroe:
Io ti senti’ chiamar così a Rinaldo.
Gan traditor col capo minaccioe:
Non domandar se finger sa il ribaldo.
Ognun la sera a letto se n’andoe,
E in questo modo l’accordo fu saldo:
E come sono in camera serrati,
Addosso a Gan si son tutti voltati.
100 Diceva Orlando: Onde ha questo segreto
Costui, che par gittato proprio in forma,
Appunto a quante carte ha l’alfabeto?
Questo è pur lupo della nostra torma:
Qui si bisogna, Astolfo, esser discreto;
Io vo’ ch’ognun coll’arme indosso dorma;
Un occhio16 alla padella, uno alla gatta,
Ch’io so che qualche trappola c’è fatta.
101 Rispose Astolfo: Tanti billi billi,17
Che nol di’ tu, che Gan l’ha imburiassato?17a
Perchè pur trarci il vin con questi spilli?
Un tratto il zaffo avessi tu cavato!
Rispose Gan: Tu hai ’l capo pien di grilli,
E fusti sempre pazzo e sbardellato.
Diceva Astolfo a Malagigi allora:
Deh, fa’ che questa lepre balzi fuora.
102 Malagigi non volle gittar l’arte,
Però che ne facea gran conscienzia,
E non si può far sempre in ogni parte:
Convien ch’a molte cose abbi avvertenzia,
E veste consecrate, e certe carte
Essorcizzate con gran diligenzia,
Pentacul,18 candarie, sigilli e lumi,
E spade e sangue e pentole e profumi.
103 Questo dich’io; ch’io so ch’alcun direbbe,
Quando costoro avevon Malagigi,
D’ogni cosa avvisar gli doverrebbe:
Così fa il tal; così Carlo in Parigi.
Dunque costui come un Iddio sarebbe,
Se sapessi d’ognun sempre i vestigi:
I negromanti rade volte fanno
L’arte, e non dicon ciò che sempre sanno.