114 Tutta la corte collo ’mperadore
Incontro va, come Orlando fu visto;
Parea, veggendo la furia e ’l romore,
Quel dì ch’a Jerosolima andò Cristo,
Ch’ognun correva a vederlo a furore:
Ah popol così presto ingrato e tristo!
Così correva il dì questo gridando:
Non dubitate omai, che torna Orlando!
115 Orlando al modo usato umilemente
Appie’ di Carlo Man s’è inginocchiato,
E fatte l’abbracciate; e finalmente
Nel gran palazzo il popol tutto è andato:
Lo ’mperadore a Aldinghier pose mente,
E domandò chi fussi, e donde è nato.
Orlando disse come di Gherardo
Era figliuolo, e quanto e’ sia gagliardo.
116 Poi domandò quel ch’era di Rinaldo:
Orlando gli dicea com’egli era ito,
Come colui ch’a questa impresa è caldo,
Per gente, e presto sarà comparito.
Poi domandava del suo Gan ribaldo;
Disse Orlando: Dinanzi m’è sparito;
A Montalban disse oggi voleva ire,
Per far di là Grifonetto partire.
117 Carlo rispose: Questo fia ben fatto:
Forse Grifon fa pur contro a sua voglia.
Astolfo rispondeva al primo tratto:
O Carlo, tu mi fai morir di doglia,
A creder Ganellon si sia ritratto
Da’ tradimenti, e non sia quel ch’e’ soglia;
Fa che tu creda a Gano insino a morte,
E scaccia pure Orlando di tua corte.
118 Vuoi ch’io ti dica quel tristo del vero?
Io tel dirò, ma egli è un ladroncello,
E fassi malvolere al forestiero,
Al terrazzano, all’amico, al fratello;
Tu non se’ uom da regger, Carlo, impero,
E fai, come si dice, l’asinello,
Che sempre par che la coda conosche19
Quando e’ non l’ha, che sel mangion le mosche.