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Pagina:Pulci - Morgante maggiore II.pdf/18

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canto decimottavo 15

69 Rinaldo, che ’l Soldan vide cadere,
     Diceva al Veglio: Per la fede mia,
     Che non era di matto il suo temere;
     Vedi che luogo ha pur la profezia!
     Or oltre in rotta si fuggon le schiere,
     Dunque mostrian la nostra gagliardia.
     E vanno trascorrendo ove e’ vedieno
     I Saracin che indrieto si fuggieno.

70 Rinaldo il giustizier trasse per morto
     Di sella con un colpo con Frusberta,
     Onde e’ gli disse: Tu m’hai fatto torto;
     A questo modo il mio ben far non merta,
     C’ho dato aiuto a’ prigioni e conforto.
     Disse Rinaldo: Dove e’ sien m’accerta,
     E in questo modo camperai la vita,
     Se no, da me tu non farai partita.

71 Il giustiziere allor Rinaldo mena,
     Dove i prigion si stavan dall’un canto
     Afflitti, dolorosi, con gran pena,
     Ed avean fatto quel giorno gran pianto;
     Tanto che più gli riconosce appena:
     Che pagheresti voi, ditemi il quanto,
     Dicea Rinaldo, allor chi vi scampassi?
     Ed Ulivier, come e’ suol, cheto stassi.

72 Ma Ricciardetto rispose: Niente;
     Noi non abbiam danar nè cosa alcuna;
     Siam qui condotti sì miseramente,
     Sanza speranza, come vuol fortuna:
     Ma se qui fussi Rinaldo al presente,
     Non temeremo di cosa nessuna;
     O se ci fussi il conte Orlando appresso,
     Che di camparci pur ci avea promesso.

73 Disse Rinaldo: Siete voi Cristiani?
     Rispose Ricciardetto: Sì, messere,
     E paladin già fummo alti e sovrani.
     Rinaldo più non si potea tenere:
     Alla visiera si pose le mani,
     Acciò che in viso il potessin vedere;
     Donde ciascun lo riconobbe presto,
     Ma, volendo, abbracciar non posson questo.