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198 il morgante maggiore.

4 Io vengo per provar mia forza teco.
     Rispose Fuligatto: Tu n’andrai,
     S’io ti do qualche mazzata di cieco;
     Ecco, per Dio, la serpe ch’io sognai,
     Che mi parea s’avviluppassi meco,
     E per paura di ciò mi destai;
     Non mi parea poterla sviluppare;
     Tu se’ la serpe, che non vuoi sbucare.

5 Disse Rinaldo: Pel contrario fia,
     Che tu sarai la serpe, io lo spinoso,
     Che ’l misse un tratto per la sua follia
     Nella sua buca, chiedendo riposo;
     Poi lo voleva costei cacciar via,
     Perch’e’ si voltolava il doloroso:
     Onde e’ rispose: A non tenerti a bada,
     Chi non ci può star, serpe, sene vada.

6 Fuligatto era tutto maraviglia:
     Chi fia costui? dicea, che cosa è questa?
     Prese al caval di subito la briglia,
     E mena un colpo a Rinaldo alla testa.
     Rinaldo un salto della sella piglia,
     Quando e’ sentiva toccarsi la cresta:
     Dèttegli un pugno, e sbrucagli l’orecchio,
     E fe’ di sangue un lago di Fucecchio.3

7 E Fuligatto balza giù stordito;
     Rinaldo nol toccò, chè s’è levato,
     E come e’ fu tutto in sè risentito,
     Diceva, io credo che tu sia incantato,
     O qualche diavol dell’abbisso uscito;
     Io son per questo pugno smemorato.
     Per questa notte vo’ che ci posiamo,
     E domattina insieme combattiamo:

8 Non dubitar di tradimento o inganno.
     Disse Rinaldo: Non temer pur tu.
     Così la notte in cagnesco si stanno;
     E come il giorno in oriente fu,
     Armati fuori a campo se ne vanno,
     E disfidati, sanza parlar più,
     Ognun del campo a suo senno si tolse,
     E con la lancia al nimico si volse.