24 Ch’io non ho Bianciardin per uom sì grosso,
Ch’e’ creda che la Spagna si rendesse,
E però il capo ritrovar non posso
Del filo a questa tela che si tesse;
Ma so che presto Orlando ti fia addosso,
Chè molto son qua larghe le promesse,
Di dargli in ogni modo la corona
Di Granata, e di Spagna, e d’Araona.
25 Vero è che a questi giorni intesi cosa,
Che allor te giudicavo più che saggio,
E come Antea la reina famosa
Con molta gente in qua facea passaggio;
Ed era il tempo2 a voler còr la rosa,
Appunto come al principio di maggio:
E credo ancor tu sentirai lo scoppio;
Pensa col tuo favor s’egli era a doppio.
26 Tanto è, che Carlo non fu poi più lieto,
E credo ancor ch’Orlando abbi paura;
Ma e’ sa simular come discreto,
E tuttavolta remedj procura:
E se vuoi pur ch’io dica ogni secreto,
E’ triemon qua di Parigi le mura,
Ed ognun già se gli arriccia la chioma,
Che ’l barbaro Annibal par vadi a Roma.
27 Or non bisogna al prudente consiglio:
Io so che tu cognosci il Mainetto,
Tu lo tenesti in corte come figlio,
E riscaldasti la serpe nel petto;
Io veggo il regno tuo con gran periglio,
Ed arai presto a pigliar pel ciuffetto
Un gran lion, che ti parrà rapace:
Questo fia forse e la Spagna e la pace.
28 Or di’ a Bianciardin dunque a tua posta,
Ch’io non so ben se ti consiglia o sogna;
E non mandare indrieto altra risposta,
E scrivi a Antea, chè so che ti bisogna:
E pensa ben, che se Orlando s’accosta,
La sua corona è tua mitera e gogna,
E tutto il popol tuo veggo in esilio:
Ora io t’ho detto il mio parer, Marsilio.