29 La lettera a Marsilio porta un messo,
Il qual trovò dov’era a Siragozza:
Bacioe la mano in terra genuflesso,
Che presto gli vorrebbe veder mozza.
Marsilio cognoscea il sigillo impresso,
E lesse, e il messo impicca per la strozza:
Chè intese, come pratico e discreto,
Quel non mandare altra risposta indrieto.
30 E scrisse a Babillona alla reina
Ch’avea mutata nuova opinione,
E tutta la sua gente saracina
Apparecchiava sotto il gonfalone;
E parte ne fia presto alla marina,
E centomila o più sopra l’arcione:
E Balugante fia suo capitano,
E mandògli la lettera di Gano.
31 Ah, disse Antea, tu se’ pure il maestro
De’ tradimenti, Gan, ma s’io ritorno
In Francia più, t’appiccherò il capestro;
E tutte le sue gente s’assettorno,
Sicchè gli arcier sanza numero equestro
Dugento mila o più si rassegnorno
Di Persia e quasi di tutta Soria,
D’una bella e forbita compagnia.
32 Non si ricorda Antea più di Rinaldo:
Sapea che per lo Egitto era già vecchio;
Era passato quel sì ardente caldo;
E tuttavolta attende al suo apparecchio:
Intanto Gano ostinato e ribaldo
Attento sempre teneva l’orecchio,
E dubitava di ciò che gli è detto,
Chè non è traditor sanza sospetto;
33 Ed ordinava ogni dì feste e giostra,
Acciò che ognuno attenda a sollazzare,
E sempre il primo caldo si dimostra,
Ch’Orlando si dovessi coronare:
Questo è pure il campion della fè nostra,
Dicea con Carlo; e sapea simulare:
E ciò, ch’e’ dice, in mezzo il cor gli tocca,
Che par che gli esca San Matteo di bocca;