64 E ben cognobbon come Gano è quello
C’ha fatto questa volta al modo antico,
Per vedere a suo modo un bel macello;
Ma non è tempo or farselo nimico;
Intanto Antea s’appressa e ’l suo drappello,
Che non aggiugne a’ giganti al bellico;
Ma sopra gli stendardi son veduti,
E dalla lunga due monti tenuti.
65 Diceva Orlando: Questi gigantacci,
Può far cose sì grande la Natura!
Per Dio, Malgigi, fa’ che tu gli spacci,
Perch’e’ non son come gli altri a misura.
Disse Malgigi: Che vuoi tu ch’io facci?
Or non aver de’ giganti paura;
Che dirai tu, s’io gli piglio alla pania,
E tutto il campo per le risa smania?
66 Manda Ulivieri incontro alla reina,
A saper la cagion del suo venire,
E perchè tanta gente saracina
Condotta ha in Francia, per farla morire;
Chè così mostra la nostra dottrina,
E non potersi a sua posta partire:
Ma serba nella mente, Orlando, questo,
E fa’ pur ch’Ulivier cavalchi presto.
67 Ulivier, come Orlando disse, andoe
Dov’era Antea, e scese di Rondello,
E inginocchiossi, e poi la salutoe,
E così fece la reina a quello:
E poi che si fu ritto, l’abbraccioe,
Perchè Ulivieri ancor gli par pur bello;
E disse, poi che per la mano il prese:
Ben sia venuto il mio gentil Marchese.
68 O Ulivier, tu non invecchi mai;
Ancor dipinta par questa persona:
Non ti ricorda quand’io ti lasciai
Malcontento una volta in Babillona?
E molte volte di te sospirai,
Benchè il Soldan ne perdè la corona,
E seguitò, come tu sai, la guerra,
E guasta è ancor per Morgante la terra.