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222 il morgante maggiore.

64 E ben cognobbon come Gano è quello
     C’ha fatto questa volta al modo antico,
     Per vedere a suo modo un bel macello;
     Ma non è tempo or farselo nimico;
     Intanto Antea s’appressa e ’l suo drappello,
     Che non aggiugne a’ giganti al bellico;
     Ma sopra gli stendardi son veduti,
     E dalla lunga due monti tenuti.

65 Diceva Orlando: Questi gigantacci,
     Può far cose sì grande la Natura!
     Per Dio, Malgigi, fa’ che tu gli spacci,
     Perch’e’ non son come gli altri a misura.
     Disse Malgigi: Che vuoi tu ch’io facci?
     Or non aver de’ giganti paura;
     Che dirai tu, s’io gli piglio alla pania,
     E tutto il campo per le risa smania?

66 Manda Ulivieri incontro alla reina,
     A saper la cagion del suo venire,
     E perchè tanta gente saracina
     Condotta ha in Francia, per farla morire;
     Chè così mostra la nostra dottrina,
     E non potersi a sua posta partire:
     Ma serba nella mente, Orlando, questo,
     E fa’ pur ch’Ulivier cavalchi presto.

67 Ulivier, come Orlando disse, andoe
     Dov’era Antea, e scese di Rondello,
     E inginocchiossi, e poi la salutoe,
     E così fece la reina a quello:
     E poi che si fu ritto, l’abbraccioe,
     Perchè Ulivieri ancor gli par pur bello;
     E disse, poi che per la mano il prese:
     Ben sia venuto il mio gentil Marchese.

68 O Ulivier, tu non invecchi mai;
     Ancor dipinta par questa persona:
     Non ti ricorda quand’io ti lasciai
     Malcontento una volta in Babillona?
     E molte volte di te sospirai,
     Benchè il Soldan ne perdè la corona,
     E seguitò, come tu sai, la guerra,
     E guasta è ancor per Morgante la terra.