69 Così va questo mondo, Ulivier mio:
Or la vendetta d’un tanto signore
Lecito e giusto par ch’io la facc’io:
Per la giustizia e pel debito amore
Combatto, per la Fede, e pel mio Dio,
Per cercar fama e riportare onore;
Poi mi ricordo di Semiramisse,
Di cui tante gran cose il mondo scrisse.
70 Or lasciam questo. Che è del nostro Orlando?
Ch’io non credo, Ulivier, veder quell’ora
Ch’io sia con seco un poco ragionando,
Tanto ancor sua prodezza m’innamora:
Rinaldo per lo Egitto tapinando,
Sento, sen va, che mi dispiace ancora;
Chè s’io l’avessi ritrovato in Francia,
Forse che più non gittavo la lancia;
71 Come quel dì che tu n’avesti sdegno,
E tanto spiacque al figliuol di Milone:
E s’io potessi acquistar questo regno,
Io lo farò, chè così vuol ragione:
Ma sempre Carlo col suo titol degno
Istarà in sedia con reputazione;
Però che questa alfin non è mia opra,
Ma così dato, Ulivieri, è di sopra.
72 Prima che noi giù combattiamo in terra,
È fatta su nel Ciel questa battaglia,
E già fra lor terminata la guerra,
Dove tutto in un tempo si ragguaglia,
Che il futuro e il preterito non erra:
E ’ncrescemi, Ulivier, se Dio mi vaglia,
D’aver fatto a cammin pure assai danno;
Ma tu sai ben come le guerre fanno.
73 Io ho di tanti paesi e sì strani
Gente, ch’Annibal non ne menò tante,
Quando e’ venne alla guerra de’ Romani;
Qui son linguaggi di tutto Levante,
Sanza intender l’un l’altro, come i cani;
Ma se ci fussi, Ulivieri, or Morgante,
Noi proverremo questi compagnoni
Con quel battaglio e con questi bastoni.