84 Ulivier ritornò colla risposta,
E referì ogni cosa a Orlando,
E come Antea è parata a sua posta;
E de’ giganti venía disegnando,
Ch’ognuno avea di balena una costa,
E quel ch’al partir disson minacciando;
E che a natura gli avanzò matera,
Quand’ella fece questa tantafera.
85 E come egli ebbe ogni cosa contato,
Orlando conferì con Malagigi;
Disse Malgigi: Fa che al tempo dato
In punto sien la gente di Parigi;
E la battaglia si facci in sul prato,
Come altra volta già, di San Dionigi:
Ch’io so che Antea con la gente pagana
Vorrà far alto presso alla fiumana;
86 E de’ giganti tu ne riderai:
Tu gli vedrai impaniati come tordi,
Cosa che più non si vide ancor mai;
Fa che in sul fatto tu me lo ricordi,
Chè certo so ti maraviglierai:
Un’altra cosa fa che non ti scordi,
Che con Gan nulla non ne ragionassi,
Che qualche malizietta non pensassi.
87 Il campo a San Dionigi diputossi;
E il dì che la battaglia era futura,
Con que’ giganti Antea rappresentossi,
Ch’a Marte e gli uomin facevon paura:
Carlo si fece la croce, e segnossi,
E disse: Questo non può far natura;
Questi son mostri sì feroci e strani,
Che poco val qui gli argumenti umani.
88 Così diceva Salamone e Namo:
Io credo che gli mandi Satanasso:
Per mio consiglio drento ci torniamo,
Che non facessin d’uomini un fracasso;
Facciam che con Orlando noi intendiamo:
Ch’a lasciar que’ baston cader giù basso,
Chi sarà quel che sotto a lor si ficchi,
Se fussi bene Atlante o Stambernicchi?