89 Carlo fe’ presto il nipote chiamare,
E disse: A que’ giganti hai tu pensato?
Chè l’uno e l’altro, a vederlo, mi pare
Qualche corpo fantastico incantato.
Rispose Orlando: Non ne dubitare,
Chè Malagigi ha due volte affermato,
Ch’io lasci a lui de’ giganti la briga,
E l’un diavolo, sai, l’altro gastiga.
90 Carlo pur gli occhi a’ giganti tenea,
E volentier tornerebbe in Parigi;
E per paura ognun si ristrignea,
Chè sopra il prato già di san Dionigi
Vengono innanzi alla gente d’Antea:
Orlando s’accostava a Malagigi;
Vide che quello incantava, e borbotta,
Perch’e’ voleva gittar l’arte allotta.
91 Disse Malgigi: Aspetta un poco, Orlando;
Tírati a drieto. Orlando si scostava:
Allor Malgigi venía disegnando
Carattere e sigilli, e preparava
Le candarie e’ pentaculi; ma quando
Vennon gli spirti ch’egli scongiurava,
Tremò la terra come vento fossi,
E l’aer tutto in un punto turbossi.
92 In questo, in mezzo il prato hanno veduto
Un uom, che parea stran più che Margutte;
E zoppo, e guercio, e travolto, e scrignuto,
E di gigante avea le membra tutte,
Salvo che ’l capo era a doppio cornuto;
Saltella in qua e in là come le putte,
E scherza, e ride, e più giuochi fa quello,
Ch’un Fraccurrado o un Arrigobello.
93 E suona una zampogna o zufolino,
Ed accostossi a que’ giganti, e tresca,
E fa certi atti come Scuccobrino,
E intorno a lor la più strana moresca;
E spesso toma come un babbuino,
O come scimia fa la schiavonesca:
Sicche e’ guardava questa maraviglia
L’un campo e l’altro, e ritenea la briglia.