139 Avea già Sicumoro il capitano
Il bel vessillo, e voleva fuggire;
Orlando gli tagliò netta la mano,
Che per la pena credette morire;
E ritrovossi disteso in sul piano,
Sì che Zaccheo vi potea ben salire;
Poi si rivolse a quella gente pazza,
Tanto che presto la campagna spazza.
140 Credo che Marte il dì dicessi a Giove:
Tu non avevi questo paladino
Quando i giganti fèr l’ultime prove,
Ch’e’ non tremava lo scettro e ’l domìno.
Orlando a Baldovin disse poi: Dove
Di’ che lasciasti il figliuol di Pipino?
Baldovin lo menò dov’era Carlo,
E fecion sopra il caval rimontarlo.
141 Ulivieri era in una pressa stretta
Di Mammalucchi, e fatto gli hanno cerchio;
Ma tristo a quel che non fa la civetta,
Chè non valeva di scrima coperchio:
L’un sopra l’altro attraversato getta;
Qui si nuota nel sangue e non nel Serchio;
E tanto adoperò con la sua possa,
Ch’a più di cento la barba fe’ rossa.
142 Aveva Orlando a caval già rimesso
Namo e molti altri che smontati sono
Sanza aver quivi lo staffiere appresso;
I Pagan cominciorno in abbandono
A fuggir, come uccelli in aria spesso
Per vento o grandin, per folgore o tuono,
E non dicevon l’uno all’altro: vienne,
Chè per paura mettevon le penne.
143 E tanto fu per l’aiuto d’Orlando
De’ Cristian nostri il furore e la rabbia,
Che si vennon le squadre rassettando,
Ed ognun par che gli spirti riabbia,
Da ogni parte i Pagan ributtando;
E spesso Antea si trovò quasi in gabbia:
E così fecion queste bestie matte
I tafani ingrassare e le mignatte.