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244 il morgante maggiore.

174 Tutto facea, per conservar costei
     La vendetta del padre alla memoria:
     Ma Falseron, ch’è falso più di lei,
     Poi ch’egli ebbe notata ben la istoria,
     Gli disse: Stu volessi, io ti direi
     Che questo è in verità poca tua gloria:
     La prima cosa, s’io non son ben cieco,
     Tu porti, Antea, la tua vergogna teco.

175 E portila di seta e d’oro ornata:
     Or fa’ che tu dipinga la vendetta,
     Se mai vien tempo tu sia vendicata;
     Ma il tempo non vien mai chi non l’aspetta:
     Rade volte la cosa non pensata
     Riesce a chi la vuol pur fare in fretta;
     Ma, certo, onor cercar non ti bisogna,
     Da poi ch’egli è sì bella la vergogna.

176 Non so se le parole ognuno intende
     Che Falseron come malvagio ha dette,
     Però che dall’un lato Antea riprende,
     E par che la conforti a sue vendette,
     O se pur questa cetera si stende,
     Che come amico in mezzo quel si mette
     A trattar pace a qualche suo disegno;
     Ma so che in altra parte va il mio ingegno.

177 Rimase tutta spennecchiata Antea,
     E confirmò il suo dir, perch’ella tace,
     Però che in questo modo lo intendea,
     Che si vuol ricordar di quel che piace:
     E perchè generoso core avea,
     Diterminò di far con Carlo pace,
     E ritornarsi inverso Babillona;
     Chè gentil almo volentier perdona.

178 Falseron seguitò le sue parole:
     Non so se volea far pur come e’ disse,
     O se sarà poi falso come e’ suole:
     Tanto è che Antea, innanzi che partisse,
     Venne in Parigi, e fece ciò ch’e’ vuole,
     E Carlo con sua man la benedisse;
     Ed ognun fu della pace contento,
     E dette al fin le sue bandiere al vento.