174 Tutto facea, per conservar costei
La vendetta del padre alla memoria:
Ma Falseron, ch’è falso più di lei,
Poi ch’egli ebbe notata ben la istoria,
Gli disse: Stu volessi, io ti direi
Che questo è in verità poca tua gloria:
La prima cosa, s’io non son ben cieco,
Tu porti, Antea, la tua vergogna teco.
175 E portila di seta e d’oro ornata:
Or fa’ che tu dipinga la vendetta,
Se mai vien tempo tu sia vendicata;
Ma il tempo non vien mai chi non l’aspetta:
Rade volte la cosa non pensata
Riesce a chi la vuol pur fare in fretta;
Ma, certo, onor cercar non ti bisogna,
Da poi ch’egli è sì bella la vergogna.
176 Non so se le parole ognuno intende
Che Falseron come malvagio ha dette,
Però che dall’un lato Antea riprende,
E par che la conforti a sue vendette,
O se pur questa cetera si stende,
Che come amico in mezzo quel si mette
A trattar pace a qualche suo disegno;
Ma so che in altra parte va il mio ingegno.
177 Rimase tutta spennecchiata Antea,
E confirmò il suo dir, perch’ella tace,
Però che in questo modo lo intendea,
Che si vuol ricordar di quel che piace:
E perchè generoso core avea,
Diterminò di far con Carlo pace,
E ritornarsi inverso Babillona;
Chè gentil almo volentier perdona.
178 Falseron seguitò le sue parole:
Non so se volea far pur come e’ disse,
O se sarà poi falso come e’ suole:
Tanto è che Antea, innanzi che partisse,
Venne in Parigi, e fece ciò ch’e’ vuole,
E Carlo con sua man la benedisse;
Ed ognun fu della pace contento,
E dette al fin le sue bandiere al vento.