Pagina:Pulci - Morgante maggiore II.pdf/256

Da Wikisource.

canto ventesimoquinto. 253

34 Ma sempre assai s’acquista d’ogni parte,
     Cioè che vi s’acquista esperienzia:
     Carlo ha ben letto nelle antiche carte,
     Ed Alcuin fatto ha la sapienzia,
     E legge in ogni facultate ed arte;
     Pertanto io fermerò questa sentenzia,
     Che non s’acquista sanza ostacol fama,
     Perchè l’una virtù l’altra a sè chiama.

35 E però consigliava Scipione,
     Che si dovessi conservar Cartagine,
     Acciò che Roma avessi oppugnazione
     In terra, e così in mar qualche voragine,
     Per non istare in ozio le persone,
     Se surgessi d’Annibal qualche immagine:
     Perchè e’ sapea ch’ogni virtù quel doma,
     E che doveva ancor far cader Roma.

36 Dico così, che il tuo certame o gara
     Con Carlo l’uno e l’altro ha fatto degno,
     Chè combattendo e vivendo s’appara,
     E intanto onor s’acquista, fama e regno;
     Però la tua grandezza gli fia cara,
     Poi che tutto riesce al suo disegno:
     Vera cosa è che pel regno di Francia
     Più sicura è la pace che la lancia.

37 E perchè Falseron detto ci avea,
     Come tu avevi già le gente armate
     In punto, poi che sentisti d’Antea;
     E la cagion che non furon mandate,
     Fu ch’ognun già del Danese sapea;
     Carlo ringrazia la tua maestate,
     E offerisce a te, quando e’ bisogna,
     La Francia e la Brettagna e la Borgogna;

38 Inghilterra, la Fiandra, e sua possanza,
     I paladini, e tutta la sua corte
     E tutte le mie forze di Maganza,
     E in un corpo due anime consorte,
     Pace, lega, amicizia e fratellanza,
     Che divider non possi altro che morte,
     Alter alterius onera portando;
     E così confirmato ha il nostro Orlando.