Pagina:Pulci - Morgante maggiore II.pdf/259

Da Wikisource.
256 il morgante maggiore.

49O sodalizio, o maladetto loco,
     Dove fu perpetrato tanto male!
     Vennon quante vivande e feste e gioco
     Richiedeva il convito trionfale,
     E ciò ch’io ne dicessi sare’ poco:
     E ’l traditor crudele e micidiale,
     Benchè tutto turbato è in suo segreto,
     Si dimostrava il dì più che mai lieto.

50 Avea da Falseron Marsilio inteso
     Ciò che Gan pel cammino aveva fatto,
     E che nel parlar suo poco ha compreso;
     Se non che tanto n’aveva ritratto,
     Che gli pareva vederlo sospeso,
     E non mostrassi quel che drento è piatto,
     E che volessi a lui dir qualche cosa
     Che ancor nella sua mente era dubbiosa.

51 E Bianciardin, ch’era con Gan molto uso,
     Provato avea, per iscalzargli il dente,
     Tutti i suoi ferri, e poi del tarabuso1
     Gli artigli, e non avea fatto niente;
     Sicchè Marsilio restava confuso,
     Chè interpetrar nol potea facilmente>;
     E cognosceva, che v’è macchia e dolo;
     Ed accordârsi che e’ tentassi solo.

52 Dopo molti piacer, sollazzi e balli,
     Canti, giuochi, buffon, come è usanza,
     E corso cervi, alepardi e cavalli,
     Per onorare il signor di Maganza:
     Marsilio chiamò a sè certi vassalli,
     Perchè s’aveva a ballare altra danza,
     E finse che la festa omai rincresca,
     Ed ordinò ch’ognun fuor del parco esca.

53 Rimasi soli Marsilione e Gano,
     Il re si volse con allegra fronte,
     E disse: Imbasciator, presa la mano,
     tu sai il proverbio: la mattina il monte
     Vicitare alle volte è grato e sano;
     Poi verso sera vicitar la fonte.
     Era già vespro e più che mezzo il giorno,
     E così inverso una fonte n’andorno.