49O sodalizio, o maladetto loco,
Dove fu perpetrato tanto male!
Vennon quante vivande e feste e gioco
Richiedeva il convito trionfale,
E ciò ch’io ne dicessi sare’ poco:
E ’l traditor crudele e micidiale,
Benchè tutto turbato è in suo segreto,
Si dimostrava il dì più che mai lieto.
50 Avea da Falseron Marsilio inteso
Ciò che Gan pel cammino aveva fatto,
E che nel parlar suo poco ha compreso;
Se non che tanto n’aveva ritratto,
Che gli pareva vederlo sospeso,
E non mostrassi quel che drento è piatto,
E che volessi a lui dir qualche cosa
Che ancor nella sua mente era dubbiosa.
51 E Bianciardin, ch’era con Gan molto uso,
Provato avea, per iscalzargli il dente,
Tutti i suoi ferri, e poi del tarabuso1
Gli artigli, e non avea fatto niente;
Sicchè Marsilio restava confuso,
Chè interpetrar nol potea facilmente>;
E cognosceva, che v’è macchia e dolo;
Ed accordârsi che e’ tentassi solo.
52 Dopo molti piacer, sollazzi e balli,
Canti, giuochi, buffon, come è usanza,
E corso cervi, alepardi e cavalli,
Per onorare il signor di Maganza:
Marsilio chiamò a sè certi vassalli,
Perchè s’aveva a ballare altra danza,
E finse che la festa omai rincresca,
Ed ordinò ch’ognun fuor del parco esca.
53 Rimasi soli Marsilione e Gano,
Il re si volse con allegra fronte,
E disse: Imbasciator, presa la mano,
tu sai il proverbio: la mattina il monte
Vicitare alle volte è grato e sano;
Poi verso sera vicitar la fonte.
Era già vespro e più che mezzo il giorno,
E così inverso una fonte n’andorno.