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260 il morgante maggiore.

69 Era Gan traditor di sua natura,
     Prescito più che Giuda Scariotto;
     Ma non offenda ignun sanza paura
     Della vendetta, e noti bene il motto,
     Che per disperazion l’uom s’assicura,
     E dice: Se il disegno fia pur rotto,
     Come fortuna alle volte ingarbuglia,
     Che fia? mort’io, mort’una mosca in Puglia.2

70 Il tradimento Gano ha disegnato,
     Ch’Orlando in Roncisvalle venir debbe
     A ricevere un don che fia mandato,
     Il qual sempre tributo poi sarebbe;
     E Carlo appiè di Porto abbi aspettato;
     E che quivi la pace si farebbe,
     Dove Marsilio andar vuole in persona
     E inginocchiarsi a sua santa Corona.

71 E che voleva infin baciarli il piede,
     E far con lui sincera e vera pace;
     E che, se il Mainetto suo rivede,
     Dirà qual Simeon: Come a te piace,
     L’anima mia omai, Signor, recede;
     E tutte cose, che parran capace,
     Digeste, esaminate a parte a parte,
     Con mille scaltrimenti e con mill’arte,

72 Orlando in Roncisvalle, come io dico,
     Per fare al re Marsilio compagnia,
     Che paressi deposto ogni odio antico,
     E il tributo ricevere, il qual fia
     Le frutte amare2 di Frate Alberico.
     Ma mentre Ganellon questo dicia,
     Cadde la sedia ove Marsilio siede,
     E la cagion non s’intendeva o vede.

73 Ma miracol non è quel che il ciel vuole:
     Poi appariron gran prodigi e segni,
     E si turbò in un tratto in aria il sole;
     E’ nugoli, che d’acqua eran già pregni,
     Cominciono a tonar, come far suole
     Quando par Giove più crucciato sdegni:
     E vento e furia e grandine e tempesta
     Subito apparve: o Dio, gran cosa è questa!