84 La folgor che l’alloro avea percosso
Interpetrar si potea facilmente,
Chè Cesare o poeta, e non uom grosso,
Si solea coronarne anticamente;
Però sarebbe un imperio rimosso:
Poi disse un vecchio, tra loro sapiente,
Che del carrubbio il caso era sì strano,
Che lo lasciava interpetrare a Gano.
85 Questa parola a Gan dette terrore,
Più che non fece il fatto per sè stesso:
Non so se pur questo indovinatore
Si disse a caso, come avviene spesso,
O cognosceva Gan per traditore.
Gan gli rispose: Egli è più tuo interesso
Che ogni cosa a Marsilio distingua,
Che si vorrebbe cavarti la lingua.
86 Riprese il re Marsilio il nigromante,
E dette a tutti alla fine licenzia;
Ed accordàrsi e’ si traessi avante
Il tradimento con gran diligenzia,
E che si metta la gente africante
In punto, e tutta la lor gran potenzia:
E sopra tutto ognun di loro intese
Che si levassi di Spagna il Danese.
87 Intanto Ganellone a Carlo scrisse,
Com'egli aveva la pace ordinata,
E bisognava che Orlando venisse
In Roncisvalle con la sua brigata;
E del tributo e d’ogni cosa disse,
E replicò tutta la intemerata;
E che venissi appiè di Porto presto,
Dove aspettar Marsilio pare onesto.
88 E disse: Il re Marsilione ti manda
Un don che sare’ degno in cielo a Giove,
Una ricca corona, una grillanda,
Con un carbonchio mai più visto altrove,
Che riluce la notte d’ogni banda,
Quand’ella è bene oscura, e quando e’ piove;
Ed oltra questo una ricca collana
Di pietre preziose a Gallerana.