89 Mandagli un vel, ch’è tutto lavorato
D’oro e di seta, e drento al foco imbianca,
E però Salamandra è appellato;
Dove alcuno scrittor forse qui manca:
Un dente d’elefante smisurato,
E di serpente un corno ed una branca,
Due selvaggi leon fuor di misura,
Che a ognun fanno a vedergli paura.
90 Pel parco ancor molti destri alepardi,
Che in pochi salti raggiungon le fiere,
E tigri e cefi e bissonti gagliardi,
E coccodrilli e giraffe e pantere;
Mándati tanti stambecchini e dardi,
Turcassi ed archi di mille maniere,
Brenuzzi e cinti e molti cordovani,
Falcon, girfalchi, e ghezzi e cani alani.
91 E poi che fur caricati i cammelli
Di ricche merce e d’ogni arnese vario,
Bertucce e babbuini e soprasselli,
V’aggiunse il re Marsilio un dromedario,
Il qual t’arrecherà tanti gioielli,
Che non avea tanto tesoro Dario,
E s’io il dicessi, e’ non sare’ creduto;
E questo fia poi sempre il tuo tributo.
92 Mándati ancor due spiriti folletti,
Floro e Faresse, e parlerai con loro
In uno specchio dove e’ son costretti,
E molte cose degne dirà Floro:
Cento bianchi destrier, cento giannetti,
Con tutte le lor selle e briglie d’oro,
Al conte Orlando, e molte carovane
Di drappi, arnesi e cose soriane.
93 A Ulivieri una leggiadra vesta,
La qual tutta di gemme è ricamata:
Diecimila seraffi o più val questa.
E poi che fu la pace divulgata,
Per Siragozza si fa fuochi e festa,
E tutti i gran signor della Granata
Vengono a corte a Marsilio adorarlo,
E non si grida se non pace e Carlo.