Pagina:Pulci - Morgante maggiore II.pdf/287

Da Wikisource.
284 il morgante maggiore.

189 Cesare disse che se, jusjurando,
     Cioè la fede che è data ed accetta,
     Romper si debba, lecito era, quando
     Si fa per tener regno o per vendetta;
     Sì ch’io non curo di tradire Orlando:
     E lecito fu ancor a vedovetta
     Per tradimento al lume di lanterne
     Riportarne la testa d’Oloferne.

190 Non so se ognun di voi s’ha bene inteso
     Del miracolo stato nella Mecche,
     Questo è che 'l nostro Dio si tiene offeso:
     Credo che fu di maggio il primo Alecche,
     Ch’egli apparì nell’aria un vampo acceso,
     E fu sentito dir Salamalecche,
     E l’arca santa di sangue sudare:
     Non so se questo gran segno vi pare.

191 Sì ch’io non veggo quel che far più deggio,
     Da poi che Macometto è in ciel crucciato,
     Tanto che sempre andian di male in peggio;
     E non m’è tanto di spazio restato,
     Ch’io possi appena più locarvi il seggio,
     Ch’era pur già sopra ogni altro onorato:
     E so che presto verrà nelle mani,
     E l’arca e quel, de’ ribaldi Cristiani.

192 Io v’ho per tanti paesi menati,
     Per tanti error, tante fatiche, affanni:
     Tutti siam per morir nel mondo nati;
     Venite ad onorar quest'ultimi anni,
     Voi sarete nel ciel ben ristorati;
     Ben si ricorda de’ suoi Mussurmanni
     Macone, e serba a chi fia suo fedele
     Le fonte e’ fiumi di latte e di méle.

193 Però, militi miei, se voi sarete
     Quel ch’io v’ho lungo tempo cognosciuti,
     Questo è quel dì che voi vittoria arete;
     Orlando sanguinosi i suoi tributi
     Ch’aspetta in Runcisvalle, voi il sapete,
     Come se schiavi ci avessi venduti:
     Ma se ancor taglian pur le nostre spade,
     Noi piglierem tutta Cristianitade.