234 Basta che sol la vostra Fede è certa,
E la Vergine è in Ciel glorificata;
Ma nota che la porta è sempre aperta,
E insino a quel gran dì non fia serrata,
E chi farà col cor giusta l’offerta,
Sarà questa olocausta accettata:
Chè molto piace al Ciel la obbedienzia,
E timore, osservanzia e reverenzia.
235 Mentre lor ceremonie e devozione
Con timore osservorono i Romani,
Benchè Marte adorassino e Junone,
E Giuppiter, e gli altri idoli vani,
Piaceva al Ciel questa religione,
Che discerne le bestie dagli umani;
Tanto che sempre alcun tempo innalzorno,
E così pel contrario rovinorno.
236 Dico così, che quella gente crede,
Adorando i pianeti, adorar bene;
E la giustizia sai così concede
Al buon remunerazio, al tristo pene;
Sì che non debbe disperar merzede
Chi rettamente la sua legge tiene:
La mente è quella che vi salva e danna,
Se la troppa ignoranzia non v’inganna.
237 Nota ch’egli è certa ignoranzia ottusa,
O crassa, o pigra, accidiosa e trista,
Che, la porta al veder tenendo chiusa,
Ricevette invan l’anima e la vista:
Però questa nel Ciel non truova scusa: Noluit intelligere, il Salmista
Dice d’alcun tanto ignorante e folle,
Che, per bene operar, saper non volle.
238 Tanto è, chi serverà ben la sua legge,
Potrebbe ancora aver redenzione,
Come de’ padri del Limbo si legge;
E che nulla non fe’ sanza cagione
Quel primo Padre ch’ogni cosa regge:
Sì che il mondo non fe’ sanza persone,
Dove tu vedi andar laggiù le stelle,
Pianeti, segni e tante cose belle.