304 Rinaldo tempo gli parve accostarsi
A Luciana che volea fuggire,
E fu tentato a costei palesarsi;
Ma dubitò di non farla stupire:
Ella gridava, e voleva levarsi,
Ma non potè tanto destro partire,
Che gli appiccò due baci alla franciosa,
Ed ogni volta rimase la rosa.
305 Già erano i cavalli apparecchiati,
E lo staffiere è ritornato ghezzo:
Rinaldo e Ricciardetto rimontati
Si dipartiron trastullati un pezzo,
E lascion color tutti spaventati,
Che per fuggir non s’aspettava il sezzo:
E tutti quanti d’accordo dicieno,
Come il palagio di diavoli è pieno.
306 Rinaldo pel cammin poi ragionando,
Diceva: Ancora è Luciana bella:
O Astarotte, io mi ricordo quando
Giovane, un tratto innamorai di quella,
A Siragozza per caso arrivando:
Questa fu alcun tempo la mia stella,
E venne insino in Persia a ritrovarmi,
Con Balugante e con gran gente d’armi.
307 Ed arrecommi un padiglion sì bello,
Che sempre per suo amor l’ho riservato,
Però che molto artificioso è quello:
Il foco è d’una banda figurato,
Dall’altra l’aria con ciascuno uccello;
Poi nella terra ogni animal notato;
Nell’acqua i pesci; ma qui dèi comprendere,
Che il ver di tutti non si possi intendere.
308 Disse Astarotte: Questo padiglione
Io il veggo come e’ mi fusse presente,
Però che al nostro veder non si oppone
O monti o mura: lo spirto è una mente,
Che vede ove e’ rivolge sua intenzione;
Tu hai cercato il Levante e ’l Ponente,
Ora all’occhio mentale è conceduto
Di riveder ciò che tu hai veduto.