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308 il morgante maggiore.

309 Ma perchè di’ che tutti gli animali
     Vi si veggon dell’aria e della terra,
     Sappi che manca assai de’ principali
     Di quei che l’emisperio vostro serra:
     Però fia buon rimettersi gli occhiali;
     E perchè vegga Astarotte non erra,
     A Montalban nella tua zambra è quello
     Padiglion, certo, come detto hai, bello.

310 Disse Rinaldo: Tu m’hai punto il core,
     O Astarotte, con sì dolce ortica
     Che, se pur Luciana prese errore
     Nel padiglione, io vo’ che tu mel dica;
     Ed io v’aggiugnerò per lo suo amore,
     Ch’io sento ancor della mia fiamma antica;
     E ragionar di qualche bella cosa
     Fa la via breve, piana, e men sassosa.

311 Disse Astarotte: La gran Libia mena
     Molti animali incogniti alle genti,
     De’ quali alcun si dice Anfisibena;
     E innanzi e indrieto van questi serpenti,
     Che in mezzo di due capi hanno la schiena;
     Altri in bocca hanno tre filar di denti,
     Con volto d’uom, Manticore appellati,
     Poi son Pegàasi cornuti ed alati.

312 Da questi è detto il fonte di Pegaso:
     Un altro, il qual Rinoceronte è detto,
     Offende con un corno ch’egli ha al naso,
     Perchè molto ha l’Elefante in dispetto;
     E se con esso si riscontra a caso,
     Convien che l’un resti morto in effetto:
     E Callirafio il dosso ha maculato;
     E Crocuta è di lupo e di can nato.

313 Leucrocuta è un altro animale,
     Groppa ha di cervio, e collo e petto e coda
     Di leon tutto, e bocca da far male,
     Ch’è fessa, e insino agli orecchi la snoda,
     E contraffà la voce naturale
     Alcuna volta per malizia e froda;
     Ed Assi un’altra fera è nominata,
     Molto crudel, di bianco indanaiata.