309 Ma perchè di’ che tutti gli animali
Vi si veggon dell’aria e della terra,
Sappi che manca assai de’ principali
Di quei che l’emisperio vostro serra:
Però fia buon rimettersi gli occhiali;
E perchè vegga Astarotte non erra,
A Montalban nella tua zambra è quello
Padiglion, certo, come detto hai, bello.
310 Disse Rinaldo: Tu m’hai punto il core,
O Astarotte, con sì dolce ortica
Che, se pur Luciana prese errore
Nel padiglione, io vo’ che tu mel dica;
Ed io v’aggiugnerò per lo suo amore,
Ch’io sento ancor della mia fiamma antica;
E ragionar di qualche bella cosa
Fa la via breve, piana, e men sassosa.
311 Disse Astarotte: La gran Libia mena
Molti animali incogniti alle genti,
De’ quali alcun si dice Anfisibena;
E innanzi e indrieto van questi serpenti,
Che in mezzo di due capi hanno la schiena;
Altri in bocca hanno tre filar di denti,
Con volto d’uom, Manticore appellati,
Poi son Pegàasi cornuti ed alati.
312 Da questi è detto il fonte di Pegaso:
Un altro, il qual Rinoceronte è detto,
Offende con un corno ch’egli ha al naso,
Perchè molto ha l’Elefante in dispetto;
E se con esso si riscontra a caso,
Convien che l’un resti morto in effetto:
E Callirafio il dosso ha maculato;
E Crocuta è di lupo e di can nato.
313 Leucrocuta è un altro animale,
Groppa ha di cervio, e collo e petto e coda
Di leon tutto, e bocca da far male,
Ch’è fessa, e insino agli orecchi la snoda,
E contraffà la voce naturale
Alcuna volta per malizia e froda;
Ed Assi un’altra fera è nominata,
Molto crudel, di bianco indanaiata.