24 S’io avessi pensato, il traditore
Marsilio in questo modo a vicitarmi
Venissi, come ingiusto e peccatore,
Io arei preparato i cori e l’armi;
Ma perchè sempre gli portai amore,
Credea che così lui dovessi amarmi,
E che fussi sepolto ogni odio antico:
Chè qualche volta ognun pur torna amico;
25 Salvo che lui, che per viltà perdona,
E resta pur la mente acerba e cruda:
Pertanto io gli confermo la corona
De’ traditori, e scuso or Gano e Giuda,
Ch’io non truovo in lui cosa che sia buona;
Ma fa come sparvier che in selva muda,
Che t’assicura, e par che e’ sia la fede;
Poi, se tu il lasci un tratto, mai non riede.
26 Ecco la fede or di Melchisedecche,
Un uom che è di più lingue che Babelle,
Da dirgli Alecsalam Salamalecche,
Proprio un altro Cain che invidi Abelle:
Ma forse sarò io nuovo Lamecche,
Forse lo spirto è quel d’Achitofelle,
Forse di Marsia, che s’asconde al cielo
Di corpo in corpo, anzi al signor di Delo.
27 Or pur chi inganna ognun anche sè inganna,
E non sia ignun che a sè stesso si celi,
Perchè pur sè medesimo al fin danna:
Se voi sarete alla morte fedeli,
Ristoreravvi con la dolce manna
Il Signor vostro degli amari feli;
E se il pan del dolor mangiato avete,
Stasera in paradiso cenerete;
28 Come disse quel Greco anticamente2
Lieto a’ suoi già, ma disse — Nello inferno.
Vedete in su la grata paziente
Lorenzo, per fruir quel gaudio eterno:
Volgi quest’altro: o giusto amor fervente!
Che non sentia d’altro foco lo scherno:
Chè dolce cosa è volontaria morte,
Quando l’anima è in Dio costante e forte.