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340 il morgante maggiore.

129 Brusbacca v’era, e il re Margheritonne,
     E Mattafirro un feroce Pagano,
     Che non si fe’ più strazio d’Ateonne,
     Quanto costui farà d’ogni Cristiano;
     E non si lasci indrieto Sirionne,
     Che porta un bastonaccio sconcio in mano:
     Questi eran tutti sotto una bandiera
     Di Bianciardin nella seconda schiera.

130 E nella terza schiera vien davante
     Sotto l’insegna dello Dio Macone,
     Grandonio, l’Arcaliffa e Balugante
     In compagnia del re Marsilione,
     E Zambuger, che ancora è piccol fante,
     E vuol trovarsi al marziale agone,
     E molti gran baron là della Spagna,
     Tanto che molto è questa schiera magna.

131 E’ si vedeva in manco d’un baleno
     Tante lance abbassate, ch’e’ parea
     Ch’e’ tremi sotto a’ cavalli il terreno,
     Tanta gente in un tratto si movea:
     Taccia chi scrisse Canni o Transimeno,
     Chè Marte, credo, paura n’avea,
     E Giuppiterre alla ròcca sua cresca
     A questa volta più d’una bertesca.

132 Orlando disse: Con Marsilione
     Lasciate a me la battaglia, perch’io
     Lo tratterò come il suo Falserone,
     E pagherà de’ suoi peccati il fio;
     Chè non crede il ribaldo anche in Macone,
     E spergiurato ha nel cielo ogni Iddio,
     Come vero marran malvagio e fello.
     E tutta volta va cercando quello.

133 Baldovin, che di Gano era figliuolo,
     Nella battaglia è con la spada entrato,
     E transcorreva a suo modo lo stuolo
     De’ Saracin, ch’ognun s’era allargato,
     Tanto che spesso si ritrova solo:
     Della qual cosa e’ s’è maravigliato,
     E non sapeva interpetrare il testo,
     Chè sua prodezza non dovea far questo.