2 Ed io pur commedia pensato avea
Iscriver del mio Carlo finalmente,
Ed Alcuin così mi promettea;
Ma la battaglia crudele al presente,
Che s’apparecchia impetuosa e rea,
Mi fa pur dubitar drento alla mente;
E vo con la ragion qui dubitando,
Perch’io non veggo da salvare Orlando.
3 E benchè e’ sia sopraggiunto Rinaldo
E Ricciardetto, tuttavolta io temo,
Nè posso ancor giudicio dar qui saldo,
Che non si vuol conducer mai in estremo;
Marsilio è tanto cattivo ribaldo,
Ch’e’ farà forza di vela e di remo,
Chè vincere o morir qui gli bisogna,
Se non che il danno abbraccia la vergogna.
4 Orlando, poi che lasciò Buiaforte,
Pargli mill’anni trovar Baldovino,
Che cerca pure e non truova la morte,
E ricognobbe il caval Vegliantino
Per la battaglia, e va correndo forte
Dove era Orlando, e diceva il meschino:
Sappi ch’io ho fatto oggi il mio dovuto,
E contra me nessun mai è venuto.
5 Molti Pagani ho pur fatti morire:
Però quel che ciò sia pensar non posso,
Se non ch’io veggo la gente fuggire.
Rispose Orlando: Tu ti fai ben grosso
Di questo fatto; stu ti vuoi chiarire,
La sopravvesta ti cava di dosso;
Vedrai che Gan, come tu te la cavi,
Ci ha venduti a Marsilio per ischiavi.
6 Rispose Baldovin: Se il padre mio
Ci ha qui condotti come traditore,
S’i’ posso oggi campar, pel nostro Iddio,
Con questa spada passerògli il cuore;
Ma traditore, Orlando, non sono io
Ch’io t’ho seguito con perfetto amore;
Non mi potesti dir maggiore ingiuria.
Poi si stracciò la vesta con gran furia.